Castelnuovo Magra e Ortonovo
CASTELNUOVO MAGRA
Il borgo di Castelnuovo Magra, bandiera arancione del Touring per la qualità ambientale e turistica, è situato sul monte Bastione, un colle che degrada verso l’ultimo tratto della piana alluvionale del fiume Magra. La posizione dona al centro abitato una splendida visuale che va dalla costa tirrenica alla Val di Vara e nelle giornate particolarmente limpide si possono scorgere le isole della Gorgona e della Capraia, fino alla sagoma della Corsica. Documentato per la prima volta tra il 1187 e il 1203 in una citazione del codice Pelavicino, il borgo, ricco di storia e opere d’arte, è delimitato da un lato dalla Torre del Palazzo Vescovile e dall'altro dal campanile della chiesa di S. Maria Maddalena.
Il Palazzo dei Vescovi-Conti di Luni, costruito come residenza signorile nella seconda metà del XIII sec. per volontà del vescovo Enrico da Fucecchio, diventò fortilizio militare durante le dominazioni fiorentina e genovese nei secoli XV e XVI. In questo palazzo, nel 1306, venne firmata la celebre pace di Dante, tra il vescovo Antonio da Camilla e i marchesi Malaspina. Oggi rimangono imponenti resti con tracce delle mura, tratti di muratura del castello, e la torre a pianta rettangolare, alta 80 m. detta Turris Magna.
La chiesa di Santa Maria Maddalena è di origine tardo rinascimentale, eretta nel XVII secolo sulle fondamenta di una precedente costruzione. La chiesa è a tre navate, suddivise da dodici colonne in marmo bianco di Carrara, forse provenienti dalle rovine della Cattedrale di Luni Antica. L'opera d'arte di maggior valore è la Crocifissione del fiammingo Peter Brueghel il Giovane, posta nella prima cappella di sinistra. Dipinto realizzato su cinque tavole di rovere, forse copia di una Crocifissione del padre, il più noto Peter Brueghel il Vecchio, andata dispersa, che colpisce per la presenza sul Calvario di quattro croci. Sul secondo altare sinistro si trova una tela del XVIII sec. dedicata al patrono S. Fedele con la veduta settecentesca di Castelnuovo Magra sullo sfondo. Dietro questo altare sono conservate 72 reliquie in preziosi contenitori, capolavori di oreficeria. Databile al XVI secolo un'acquasantiera in marmo bianco di Carrara, realizzata da maestranze carraresi su ispirazione senese. Nel presbiterio un tabernacolo per l'Olio Santo presenta due antine in bronzo del XIII sec., forse originariamente collocate nell'antica Cappella castrense. Ai lati dell’altare due nicchie racchiudono le statue in marmo di S. Giovanni Evangelista e S. Maria Maddalena, realizzate nel XVI sec. dal carrarese Francesco del Mastro. Inoltre si conservano alcune tele di Domenico Fiasella e una Crocifissione attribuita al Van Dyck.
Proprio a fianco della parrocchiale si trova l’oratorio dei Rossi o del Santissimo Sacramento. Sulla porta d'ingresso un bassorilievo in marmo rappresenta due angeli che sorreggono l'ostensorio. Sull'altare si conserva il crocifisso ligneo che, come vuole la tradizione, venne sottratto nel 1495 da alcuni soldati castelnovesi alle retrovie dell’esercito del re di Francia Carlo VIII. L'Oratorio dei Bianchi o della Santa Vergine Assunta si trova nel cuore del "Borghetto", in una delle vie ad andamento circolare, sottostanti la chiesa. Edificio ad aula unica risalente alla fine del XVI secolo, conserva al suo interno pregevoli scanni in noce appartenenti al coro ligneo settecentesco e alcuni fanali processionali del XVIII sec. in legno dorato e intagliato.
La strada principale del borgo è Via Dante, lastricata in arenaria, lungo cui si affacciano gli splendidi portali in arenaria e marmo dei palazzi signorili. Sulle pareti esterne di alcune abitazioni private sono murate le “Maestà”, bassorilievi in marmo bianco legati al culto della Vergine Maria. Un camminamento voltato conduce alla piazzetta dove si trova il settecentesco Palazzo Amati-Ingolotti-Cornelio, fatto costruire alla fine del XVIII sec. dal marchese Amati per la moglie, duchessa Caetani di Sermoneta. Oggi sede del Comune e dell'Enoteca Pubblica della Liguria e della Lunigiana, al suo interno sono ancora visibili affreschi realizzati nel XIX sec. dal pittore francese Bontemps. Di notevole interesse le "tine", vasche del XVIII sec. ricavate da blocchi di marmo di Carrara e usate per la conservazione dell'olio. Il suggestivo giardino sul retro del palazzo è solo uno dei numerosi esempi di giardini pensili o terrazzati, realizzati nel borgo dal 1700 in poi. Da qui lo sguardo abbraccia uno scorcio di mare, la suggestiva valle dei mulini nella frazione di Marciano sulle sponde del torrente Bettigna, la frazione collinare di Vallecchia e i borghi limitrofi di Ortonovo e Nicola.
Sempre nel solco della conservazione e valorizzazione delle tradizioni e delle attività tipiche della zona, legate principalmente alla coltivazione della vite e dell’ulivo, è nato in località Palvotrisia (sulla Via Aurelia), in un’antica casa padronale del settecento, il Museo “Cà Lunae” dedicato alla cultura materiale del vino. Il Museo, nato dalla raccolta personale di Paolo Bosoni, è articolato in cinque sale e crea, attraverso gli antichi oggetti agricoli, un percorso evocativo nel mondo contadino della Lunigiana storica.
ORTONOVO
Ortonovo, costituito tra l’XI e il XII secolo, è il comune più orientale della Riviera Ligure di Levante, al confine con la provincia di Massa Carrara, posto ai piedi dei primi contrafforti delle Alpi Apuane. Il borgo è caratterizzato da due porte, entrambe a tutto sesto, e da una struttura ad anelli concentrici di cui il più esterno funge da cinta muraria. Nella piazza si trova la torre del Guinigi, risalente al XV secolo, quando Paolo Guinigi, signore di Lucca, acquistò Ortonovo dai Visconti. Il torrione faceva parte di un castello che sorgeva al posto della chiesa. La tipologia della torre richiama per dimensioni e struttura ad altre torri lunigianesi, come quelle di Comano, Malgrate, Bagnone e Filattiera, di forma circolare, con beccatelli per la difesa piombante, e tamburo coronato a calotta, rivestita con squame di ardesia.
La torre fu convertita nel 1651 in campanile della chiesa di San Lorenzo. L’edificio religioso ha una facciata barocca con ai lati due nicchie con le statue di San Martino e San Lorenzo. L’interno è a tre navate con soffitto a botte ed una grande cupola centrale. In controfacciata si ammira un affresco rappresentante il Battesimo di Cristo del 1637. Originariamente, tutta la chiesa era affrescata. Oggi sono visibili solo l’affresco dell’Assunta dietro l’Altare maggiore e quello di San Lorenzo sulla volta della navata centrale. Di interesse anche una bella immagine marmorea di Sant’Antonio Abate al primo altare di destra, la tela delle Anime purgante del XVII secolo e il pulpito ottagonale.
Nel borgo si trova anche la casa del poeta genovese Ceccardo Roccatagliata Ceccardi.
Alle porte del borgo si trova il santuario del Mirteto, costruito nella seconda metà del XVI secolo, nel luogo in cui sorgeva un oratorio della confraternita dei Disciplinati contenente un affresco raffigurante la Madonna ai piedi della croce, da cui vennero viste sgorgare lacrime di sangue. La facciata molto ampia è costruita interamente in marmo e ospita l'immagine scolpita della Madonna con il Bambino circondata da Sant'Anna e San Gioacchino. L’interno è a tre navate con pregevoli opere come l’affresco della Deposizione, opera probabilmente dei primi anni del XVI secolo, il tempietto in marmi policromi a pianta ottagonale del XVIII secolo, l’altare del Santo Rosario dalle forme barocche, il tabernacolo e la nicchia contenente l’immagine della Vergine, quindici formelle in terracotta di fattura settecentesca raffiguranti i Misteri del Santo Rosario.
Non lontano da Ortonovo sorge l’interessante borgo di Nicola, da cui si può ammirare un ampio panorama che investe la bassa Val di Magra fino ad arrivare al mare.
Il toponimo Nicola risale al bizantino Mikauria, "mica aurea", ossia miniera d'oro, per una vena di calcopirite aurifera presente all’epoca dell'antica Luni.
Visto dall’alto, il borgo ha una forma ellittica, con le case stesse a fare da cinta muraria. La pavimentazione delle vie è molto caratteristica, formata da ciottoli diseguali. Il punto più alto del borgo si trova nella piazza della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, raggiungibile dalla "scala matta", una scalinata con gradoni.
Molto probabilmente, la chiesa venne costruita su di una cappella bizantina del VI-VII secolo, e più volte rimaneggiata. La chiesa ha una facciata in stile barocco epresenta ai lati del frontone le statue dei Santi Filippo e Giacomo, mentre al centro si trova una pregevole immagine della Vergine. L’interno è a croce latina, ad una sola navata, con affreschi di Niccolò Contestabili e pavimenti del 1500 a piastre di ardesia, ottagonali, intersecate con marmette quadrate bianche e nere. L’altare maggiore è un’opera di pregevole fattura seicentesca, con al centro un tabernacolo in marmi policromi sormontato da una croce lignea del XVII secolo di scuola genovese. Dietro l’altare maggiore si trova un ampio coro, in noce intagliato, risalente alla seconda metà del XVII secolo. Ai lati del presbiterio sono collocati, sei per parte, pregevoli altorilievi in marmo del XVI secolo raffiguranti i dodici apostoli, di incerta attribuzione. La chiesa è ricca di pregevoli tele e conserva un interessante crocifisso del XIII secolo di scuola lucchese, con influenze bizantine, raffigurante il Christus triumphans, purtroppo gravemente danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
All’ingresso dell’abitato di Nicola, si trovano i ruderi del castello con annessa torre pentagonale, costruito fra il XIII e XV secolo, a dominio della bassa val di Magra. Al suo interno si conserva uno stemma, probabilmente florentino, a ricordo della dominazione medicea, a cui gli uomini di Nicola si diedero spontaneamente nel 1406.
In località Casano, in un antico frantoio, è stato allestito un museo etnografico sulla civiltà contadina. Particolarmente interessante la sezione dedicata al ciclo di produzione dell’olio.
In località S. Martino l’omonima chiesa ha impianto in stile romanico a navata unica, costruito con bozze di arenaria. L’interno è stato ampiamente rimaneggiato, mentre il campanile del XII secolo conserva quasi interamente la struttura originaria.
Nelle vicinanze non si può mancare una visita ai resti dell’antica città di Luni, con annesso museo archeologico. Fondata dai Romani nel 177 a.C. fu per secoli centro di floridi traffici, grazie al suo porto suo porto, da cui partivano navi cariche di marmo delle Alpi Apuane, legname delle foreste appenniniche, formaggi e vini locali. Sono visitabili i resti di dimore signorili con mosaici ed affreschi, il Capitolium, il foro, il teatro e l’anfiteatro.