Portovenere
Portovenere è uno dei più caratteristici borghi della Liguria. La peculiarità delle case che si affacciano sul porto, addossate le une alle altre per ragioni difensive, è la loro forma alta e stretta, con facciate dipinte con colori vivaci.
L’asse principale del paese è via Capellini, che si apre con la porta ad arco, resto delle antiche mura del XII secolo, decorata da un affresco quattrocentesco rappresentante la Madonna Bianca e i SS. Pietro e Lorenzo. Su via Capellini affacciano antiche case che, nonostante i numerosi rimaneggiamenti e sopraelevazioni nel corso dei secoli conservano elementi architettonico-decorativi di pregio, come archetti pensili e portali in marmo e ardesia. Sulla sinistra si incontrano due scalinate a volta, dette del I e del II Capitolo. Un tempo queste vertiginose gradinate finivano direttamente sulla scogliera, oggi terminano sulla calata, il lungomare di Portovenere, animato di bar, ristoranti, gelaterie e negozietti. Al termine di Via Capellini, una scalinata sulla destra porta Arpaia cara al poeta Byron, che qui soggiornò attratto dal fascino romantico del borgo.
Proseguendo per una salita a gradoni si raggiunge la pittoresca chiesa di S. Pietro. Sorta sui resti di un tempio pagano, rinvenuti durante i restauri del secondo dopoguerra, è formata dall'integrazione di edifici di epoca diversa, una chiesa paleocristiana in marmo nero della Palmaria, integrata in una chiesa medievale costruita dai Genovesi in stile gotico con paramento a fasce alternate bianche e nere. Nella parte paleocristiana è ancora visibile parte del pavimento originario a commessi marmorei del VI secolo. L'ingresso della chiesa si trova sul fianco sinistro con portale d'entrata raffigurante figure di santi ed apostoli in bronzo. Di fianco alla Chiesa si trova una loggetta romanica, dalle cui quadrifore si gode uno straordinario panorama sulle falesie del Muzzerone e su tutta la costa.
Da San Pietro si sale alla Chiesa di San Lorenzo, con paramento a fasce bianche e nere, che presenta elementi gotici e rinascimentali sovrapposti alle originarie forme romaniche. L’interno a tre navate, scandite da arcate a tutto sesto, custodisce pregevoli tavole e il grosso tronco di cedro del Libano che, secondo la tradizione, giunse dal mare nel 1204 con oggetti preziosi e sacre reliquie, tra cui il dipinto su pergamena, forse di scuola fiorentina, raffigurante la Madonna Bianca, protettrice del borgo, festeggiata il 17 agosto con una suggestiva processione.
Dal sagrato, una scalinata conduce direttamente al Castello Doria, vero modello di architettura militare genovese. Il Castello consiste di due grandi corpi distinti: un corpo basso con prospetto e portone d’ingresso principale sulla grande sala ipostila ed un secondo portone d’accesso al sommo della scalinata. Sopra la sala ipostila è situata la Casa del Castellano, mentre la spianata del corpo alto, a livello della copertura della sala ipostila dovette essere aggiunta nel XVI secolo, proprio per conseguenza dell’introduzione di armi da fuoco. Ad oggi, le sale del castello sono state convertite a sede di importanti eventi espositivi e nell'Anfiteatro recentemente ricostruito e ammodernato vengono allestiti balletti, concerti ed eventi teatrali.
Di fronte a Portovenere si trovano le isole di Palmaria, Tino e Tinetto.
Separata dal Promontorio di Portovenere da un braccio di mare detto le Bocche, Palmaria è la più grande delle tre isole dell’arcipelago, visitabile mediante un sentiero escursionistico che tocca diversi punti di interesse: il Semaforo, i vecchi lavatoi, un’ex fortezza già utilizzata come carcere, alcune batterie militari in disuso come forte Cavour, le attrezzature delle cave di marmo ormai chiuse e lo scoglio sul quale si ergono i resti della torre Scuola, una fortificazione costruita dai genovesi nel 1606. Sulla costa sud-occidentale si aprono la Grotta Azzurra, detta così per il colore delle sue acque, e la Grotta dei Colombi, abitata già in epoca preistorica.
L'Isola del Tino è caratterizzata nella parte occidentale da un'alta falesia che la rende inaccessibile, mentre sul versante nord orientale vi è un piccolo porticciolo, unico punto d'attracco. Sulla sommità dell'isola si erge il faro, mentre nella parte settentrionale si trovano i resti dell’antico monastero dedicato a san Venerio, che qui visse per molti anni. Nel lato rivolto a nord ovest si notano i resti di una batteria dell'ultima guerra mondiale. Essendo zona militare, l'isola si può visitare solo due volte l'anno, il 13 settembre, in occasione della festività di San Venerio, e la domenica successiva.
Poco di più che uno scoglio, al Tinetto la vegetazione è pressoché assente. Tuttavia esso conserva tracce della presenza di comunità religiose sul suo angusto territorio. Nella parte più occidentale vi è infatti il rudere di un piccolo oratorio, risalente al VI secolo; spostandosi verso est invece si trovano i resti di un edificio più complesso, una chiesa a due navate con celle per i monaci, costruita in varie fasi sino all'XI secolo e distrutta definitivamente dai saraceni. Pochi metri a sud dell'isolotto, sulla sommità di uno scoglio semisommerso, un tempo incubo dei diportisti, è stata installata una statua di Stella Maris alta circa due metri.